Notre-Dame Nizza

Brahim Aoussaoui, questo il nome dell’attentatore di Nizza su cui si indaga. La nave Rhapsodov su cui viaggiava Brahim, responsabile dell’attentato avvenuto ieri, 29 ottobre, alla cattedrale Notre-Dame di Nizza, è rimasta in quarantena sanitaria prima di approdare a Lampedusa.

I compagni di viaggio dell’attentatore raccontano che Brahim Aoussaoi stava sempre al telefono e raccontava di voler raggiungere la Francia perché aveva dei parenti lì. Sbarcano insieme a lui circa 800 persone, arrivate a Bari il giorno prima, giovedì 8 ottobre, raccolte in mare o arrivate in Sicilia con i cosiddetti “barchini”, piccole navi illegali che trasportano 10 o 20 passeggeri a bordo e che continuano ad approdare sulle coste meridionali.

La storia dietro l’attentato di Nizza: lo sbarco a Lampedusa e i controlli

Aoussaoui arriva a Lampedusa il 20 settembre scorso su uno di questi barchini con a bordo altri tunisini. Non si sa se il ragazzo ventunenne fosse già sbarcato in Italia con la volontà di uccidere tre persone o fosse stato arruolato all’islamismo estremo e violento successivamente, nel periodo di permanenza in Francia. Tuttavia, nessun sospetto e nessuna segnalazione sull’attentatore, passa tutti i controlli senza particolari problemi; fornisce le generalità: nome, cognome, nazionalità, data di nascita. Dopodiché impronte digitali, foto segnaletiche, denuncia penale per “ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato” (un reato per il quale quasi mai si arriva alla condanna e all’esecuzione della pena: ammenda da 5.000 a 10.000 euro), per finire con l’iscrizione sul registro degli indagati della Procura di Agrigento.

In corso gli accertamenti degli investigatori anti-terrorismo

Dopo tutta questa trafila, Brahim è stato accompagnato il 25 Settembre sulla Rhapsody, partita da Porto Empedocle.

Trascorre qui le due settimane di quarantena imposte dall’emergenza sanitaria. Gli investigatori anti-terrorismo hanno interrogato chi è entrato in contatto con lui sulla nave o nei centri di smistamento. Gli intervistati hanno riferito ieri agli investigatori che era sempre al telefono e aveva intenzione di raggiungere la Francia: da accertare se avesse realmente dei parenti ad aspettarlo e ancora da chiarire con chi parlasse, conoscenti o appoggi che già aveva in Italia.