Allianz Juventus Stadium

Come avviene da tanti, troppi, anni a questa parte, anche in questo 2021 l’esperienza delle italiane in Champions League è stata fallimentare. Per la seconda volta negli ultimi tre anni la Juventus è stata infatti eliminata agli ottavi di Champions League per mano di una squadra modesta. C’è poi l’Inter di Antonio Conte che ha chiuso all’ultimo posto il proprio girone e non è riuscita neanche a garantirsi il pass per l’Europa League. Ci sono poi la Lazio e l’Atalanta: la prima ha già un piede e mezzo fuori dall’Europa a causa della sconfitta casalinga per 1-4 contro il Bayern Monaco, mentre i secondi sono l’unica compagine nostrana che ha ancora chance di passaggio ai quarti di finale.

La Juventus esce agli ottavi contro il Porto, l’Inter ai gironi

Quando il presidente Agnelli e il direttore sportivo Paratici decisero di fare tutto quanto era nelle proprie possibilità per portare Cristiano Ronaldo all’ombra della Mole, lo fecero con il chiaro e unico obiettivo di vincere la Champions League, competizione che a Torino manca ormai da 25 anni. Nei primi tre anni di Ronaldo a Torino, tuttavia, i bianconeri non sono mai riusciti ad andare oltre i quarti di finale tre anni fa, per poi uscire agli ottavi l’anno scorso contro il Lione e quest’anno contro il Porto. Di certo non delle corazzate, di certo non le favorite per la vittoria della Champions, eppure in tutte queste occasioni i bianconeri sono usciti dalla Coppa meritatamente, dimostrando un’inferiorità fisica preoccupante. Anche nella recente gara disputata all’Allianz Stadium contro il Porto, la Juventus non è riuscita a sfruttare la superiorità numerica di cui ha goduto per un tempo ed è stata condannata a un’eliminazione che mina profondamente il progetto tecnico della Vecchia Signora. Il peggiore in campo, per distacco, è stato un Cristiano Ronaldo irriconoscibile. Il portoghese è apparso goffo, lento e svogliato, non è mai riuscito a incidere e a tratti è stato addirittura dannoso, come quando ai tempi supplementari, scelto come uno dei cinque uomini in barriera, ha lasciato che la palla gli passasse sotto le gambe e andasse inesorabilmente in rete regalando la qualificazione ai portoghesi. Stesso destino era capitato pochi mesi fa all’Inter di Antonio Conte che aveva terminato addirittura al quarto posto in un girone tutt’altro che irresistibile con Real Madrid, Shakhtar Donetsk e Borussia Mönchengladbach. I nerazzurri, al 10 di marzo, secondo le scommesse Serie A, a quota 1,30, sembrano destinati a vincere a mani basse questo campionato, ma sono stati clamorosamente fatti fuori da squadre che quest’anno possiamo tranquillamente definire modeste.

L’Atalanta si conferma la squadra più europea del nostro campionato

È ormai chiaro che in Europa si gioca a un altro ritmo, con un’altra intensità e a un livello decisamente superiore rispetto a quello cui le nostre squadre sono abituate in Serie A TIM. L’unica squadra capace di giocare sempre a tutta sia in Italia che in Europa è l’Atalanta di Gian Piero Gasperini che non a caso l’anno scorso riuscì a raggiungere i quarti di finale di Champions League per poi uscire nei minuti finali contro il PSG. Gli orobici sono l’unica squadra italiana che gioca un calcio fatto di intensità e qualità e non a caso sono gli unici che hanno ancora delle chance di passaggio ai quarti di finale. Dopo la sconfitta interna per 0-1 contro il Real Madrid, giunta dopo 80 minuti di inferiorità numerica, la Dea andrà in Spagna con la convinzione di potersela giocare alla pari con chiunque e la sensazione è che l’impresa sia tutt’altro che impossibile. Chi invece è già praticamente fuori dalla Champions League è la Lazio di Simone Inzaghi reduce dalla batosta casalinga rifilata dal Bayern Monaco. I biancocelesti, che per lunghi tratti del passato campionato avevano dimostrato di essere la squadra che somiglia di più all’Atalanta, a causa di diversi infortuni di uomini chiave e della mancanza di esperienza in queste serate, hanno subito una lezione di cui si ricorderanno a lungo e che sino a ora ha condizionato il cammino dei capitolini anche in campionato.

Nonostante un livellamento nella zone alte della classifica, il lavoro da fare per le italiane al fine di accorciare il gap dai top club europei è ancora tanto e la sensazione è che la rivoluzione, come di consueto, debba partire dal basso, dalla programmazione, dalle idee e dai settori giovanili.