Coronavirus autocertificazione

Non ci sarà un nuovo DPCM, ma soltanto provvedimenti a livello regionale o provinciale. Spetterà stavolta a sindaci e governatori imporre restrizioni più severe per evitare gli assembramenti nei fine settimana. Cosa potrebbe cambiare? Il piano del Governo prevede la possibile introduzione di un lockdown “leggero” e del tutto diverso da quello dello scorso marzo.

Coronavirus, il piano del Governo

Giuseppe Conte ha più volte ribadito la sua intenzione di evitare un lockdown generalizzato che danneggerebbe il tessuto economico e sociale dell’Italia. Il piano del Governo, quindi, sarebbe l’introduzione di nuove restrizioni da parte del Ministero della Salute, ma anche grazie alla collaborazione di sindaci e governatori.

Per il prossimo fine settimana si attende, inoltre, l’esito delle misure introdotte nell’ultimo DPCM, che ha diviso e colorato l’Italia di tre tinte diverse. La lieve diminuzione dei contagi potrebbe consolidarsi per effetto delle misure adottate nelle singole Regioni. Il 15 novembre, inoltre, potrebbe essere la data spartiacque per decidere se introdurre o meno un lockdown “leggero”.

Come funziona il lockdown “leggero”

Secondo questa impostazione, le fabbriche resterebbero aperte, così come le imprese e i professionisti. Ulteriori limitazioni sarebbero imposte, invece, agli esercizi commerciali non alimentari, mentre i bar e i ristoranti verrebbero definitivamente chiusi in tutta Italia.

Tra le ipotesi in discussione vi sarebbe anche la chiusura di tutti i negozi durante il fine settimana (come già accaduto per i centri commerciali) per evitare gli assembramenti. Tuttavia, resterebbe invece aperti negozi di alimentari, le farmacie, le parafarmacie, le edicole e i tabaccai.

Stretta in arrivo anche sugli spostamenti dei cittadini non motivati da lavoro, salute o necessità.

Le Regioni più a rischio

Nell’ultimo monitoraggio dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro – il presidente dell’Iss – ha descritto quali sono le Regioni nelle quali è “opportuno che siano anticipate le misure più restrittive”.

Si tratta di Friuli Venezia Giulia, Veneto, Campania ed Emilia Romagna, dove già nei prossimi giorni potrebbero scattare nuove ordinanze di sindaci e governatori. Il messaggio è stato recepito: “Con un indice Rt sopra 1,5 basta un niente e ci si ritrova in zona rossa“.

Per questo motivo potrebbero arrivare chiusure localizzate di Comuni ove si sono registrati pericolosi focolai, oppure la chiusura di piazze e vie dove si registrano assembramenti. Verrebbe in ogni caso garantito l’accesso alle residenze, alle secondo case e ai negozi che si trovano all’interno di queste zone. Un altro punto cruciale è la scuola: alcuni governatori vorrebbero sospendere le lezioni in presenza anche per il primo ciclo, ma la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina frena.