Coronavirus decreto Io resto a casa

Il presidente del consiglio Conte ha firmato a mezzanotte e mezza del 4 novembre il nuovo Dpcm (qui il testo completo) che contiene i nuovi provvedimenti, alcuni validi per tutto il territorio nazionale e altri  che verranno applicati solamente a livello regionale. Per evitare un lockdown generalizzato, si è deciso di effettuare trattamenti più rigidi per le zone col maggior numero di contagi. L’Italia è stata, quindi, divisa in zone rosse, arancioni e verdi attraverso 21 parametri elencati nel testo. Nelle zone rosse saranno in vigore le restrizioni più stringenti, che di fatto corrispondono a un lockdown vero e proprio. Il nuovo DPCM è in vigore dal 5 novembre fino al 3 dicembre.

Il DPCM divide l’Italia in 3 fasce

Ogni fascia è contraddistinta da un colore in base al numero di contagi: verde per le zone col minor rischio, arancione per quelle a rischio medio e rosso per quelle col numero di contagi più elevato.  Il colore arancione identifica uno “scenario di elevata gravità e livello di rischio alto”, il rosso uno scenario “di massima gravità”. Nelle zone rosse scatta il vero e proprio lockdown, applicato sulla base del documento scientifico “Prevenzione e risposta a Covid-19” redatto da Iss e dal ministero della Salute e condiviso in sede di Conferenza delle Regioni il 15 ottobre scorso. È quindi fatto divieto di spostarsi anche all’interno del proprio Comune, se non per motivi lavorativi, di emergenza personale, di salute.

Regioni in lockdown: quali sono

I lockdown regionali saranno stabiliti dalla soglia dell’Rt e dal numero di posti letti occupati negli ospedali, la saturazione delle terapie intensive e il numero di tamponi effettuati. Secondo le ultime notizie apprese, si avviano verso misure dure Lombardia, Piemonte, Alto Adige, Valle d’Aosta e Calabria. Si indicano come regioni ad alto rischio quelle con indice RT superiore a 1,5 che, unito agli altri parametri presenti nel testo, va a definire il quadro della situazione pandemica nella zona.

Il lockdown locale durerà minimo due settimane, scadute le quali si valuterà il numero di contagi. Qualora non ci siano miglioramenti, la misura verrà prorogata di un’altra settimana, diversamente sarà revocato il lockdown. Basterà una sola settimana di dati negativi, invece, per applicare misure ancora più stringenti.La situazione rimarrà quindi monitorata e le restrizioni modulate in base all’andamento della curva pandemica, oggi misurabile tramite gli indici e i parametri stabiliti dal CTS.