Coronavirus autocertificazione

Mentre in Italia continuano a diffondersi le varianti del coronavirus, il Governo ha ipotizzato la possibile introduzione di un lockdown nel weekend per contrastare il balzo dei contagi soprattutto nei territori a maggior rischio. Il monitoraggio dell’ISS e l’istituzione delle nuove zone rosse in Italia non sono sufficienti a contenere l’epidemia: il lockdown è davvero essenziale?

Molti Paesi europei l’hanno adottato da tempo (come la Germania), mentre altri cercano misure restrittive che non ledano le libertà dei cittadini (come la Francia e la Spagna). L’Italia potrebbe invece adottare il lockdown nel weekend per scongiurare la diffusione delle varianti: ecco le ipotesi al vaglio del Governo.

Ipotesi lockdown nel weekend

A livello locale continuano ad aumentare i Comuni che sono stati inseriti in zona rossa proprio per contrastare la diffusione delle nuove varianti. Basti pensare che soltanto nella provincia di Pescara il 65% dei casi è dovuto alla variante inglese, ma percentuali che superano il 20% sono presenti della maggior parte delle Regioni.

Mentre si attende il nuovo report dell’Istituto Superiore della Sanità – previsto per venerdì 19 febbraio – dunque, sul tavolo del Governo spunta l’ipotesi di introduzione di un lockdown nel weekend in tutta Italia. Infatti, il fine settimane è il periodo di maggior rischio di diffusione del virus in quanto le persone si assembrano all’interno degli spazi chiusi o all’aperto sul lungomare, dimenticando come il virus sia sempre in agguato.

I virologi e gli esperti, comunque, continuano a invocare la necessità di un lockdown generalizzato come quello attuato a marzo 2020.

Lockdown, il parere degli esperti: è necessario?

In prima linea a invocare il lockdown da alcune settimane è Walter Ricciardi, il consigliere del Ministro della Salute Roberto Speranza. “È necessario un lockdown totale in tutta Italia immediato, che preveda anche la chiusura delle scuole facendo salve le attività essenziali, ma di durata limitata“, diceva Ricciardi.

Insieme a lui, però, anche Andrea Crisanti invocava la chiusura generalizzata: “Se a maggio avessimo prolungato il lockdown per altri 15-20 giorni avremmo azzerato i contagi e avremmo potuto blindare l’Italia e probabilmente oggi staremmo in una situazione vicina a quella della Corea del Sud o della Nuova Zelanda”, ha detto in un’intervista per Agorà su Rai 3. Per poi concludere in modo drastico: “Se continuiamo così non ne usciamo più“.

Discorso e parere analogo anche dal virologo Massimo Galli, primario del reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Sacco di Milano, che invocava la necessità di misure più restrittive contro le varianti del coronavirus.

Dall’altro lato, però, ci sono anche gli esperti che invitano a evitare di diffondere allarmismo sulle varianti tra la popolazione. Secondo il virologo Roberto Burioni, infatti, “non ci sono al momento dati – scrive il docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano – che indicano una maggiore contagiosità o una maggiore patogenicità di questa variante”.