Indennizzi

La NASPI, Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego, è lo strumento più utile e conosciuto tra le possibili indennità per chi ne ha necessità. Infatti nel caso di un lavoratore che si trovi in una situazione di disoccupazione involontaria, si offre la possibilità di avere un’indennità di disoccupazione.

L’ordinamento giuridico italiano garantisce attraverso la NASPI la continuità di un reddito anche durante un periodo di inattività. Chi ha diritto alla disoccupazione? Come presentare la domanda? Facciamo chiarezza sulle incertezze che circondano la NASPI.

Chi ha diritto all’indennità?

Occorrono dei requisiti minimi per poter ricevere l’indennità di disoccupazione. In generale la NASPI è rilasciata ai lavoratori dipendenti che rispettano queste caratteristiche: hanno involontariamente perso il lavoro e gli si riconosce lo “stato di disoccupazione”; hanno versato almeno 13 settimane di contributi nei 4 anni precedenti la domanda; hanno accumulato almeno 30 giorni di lavoro nei 12 mesi prima della richiesta di indennità.

Ovviamente per poter accedere occorre fare specifica richiesta all’Inps. Anche chi ha la partita Iva ha la possibilità di fare domanda per la NASPI, anche se si possiede la partita Iva da dipendente, ed è possibile anche richiedere la NASPI dopo l’apertura di una partita Iva, tuttavia l’indennità sarà ridotta dell’80% del redito lavorativo percepito. Questo sussidio segue quanto indica l’art. 2 del D. Lgs. n. 22/2015.

I termini per presentare la domanda

L’inps ha stabilito che la domanda va presentata entro 68 giorni dalla data ufficiale in cui termina il rapporto lavorativo, in alternativa si possono calcolare anche queste situazioni: dalla cessazione del periodo di malattia o infortunio indennizzato; della cessazione della maternità indennizzata; dal 38° giorno successivo alla data di cessazione del rapporto nei casi di licenziamento per giusta causa. Altre condizioni rare o particolari sono specificate sul sito dell’Inps.

Come viene valutata l’indennità

L’ISTAT stabilisce un importo di riferimento che viene rivalutato ogni anno, la NASPI viene valutata al 75% della retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali degli ultimi quattro anni, se la retribuzione è inferiore a questo riferimento, mentre, se la retribuzione supera il riferimento ISTAT, la misura della prestazione è pari al 75% dell’importo di riferimento annuo stabilito dalla legge.

I riferimenti ISTAT hanno subito queste variazioni: 1.195 euro per il 2017; 1.208,15 euro per il 2018; 1.221,44 euro per il 2019; 1.227,55 euro per il 2020. Le variazioni del 2021 non sono ancora state comunicate.

Quando viene sospesa la prestazione?

Il trattamento NASPI viene sospeso nei seguenti casi: si sottoscriva un contratto di lavoro subordinato della durata non superiore a sei mesi (tuttavia se il reddito annuo non supera gli 8.000 euro, la prestazione non viene interrotta); se si trova occupazione in un paese UE o un paese che abbia stipulato una convenzione bilaterale con assicurazione contro la disoccupazione.

Il trattamento NASPI decade nelle seguenti condizioni: perdita dello stato di disoccupazione; se dopo aver iniziato un’attività di lavoro subordinato, di durata superiore a sei mesi o a tempo indeterminato e non si comunichi all’INPS il reddito; se sono in essere altre attività lavorative subordinate part time e non comunicate alla presentazione della domanda; se vengono raggiunti i requisiti per il pensionamento di vecchiaia o anticipato; se non si partecipa alle proposte dei centri per l’impiego senza un giustificato motivo; se si inizia un lavoro autonomo o parasubordinato e non si comunica all’Inps il presunto reddito annuo. Altri casi specifici e particolari vengono illustrati nel sito dell’Inps.