Coronavirus

Alla luce di quanto emerso dai dati recenti, l’ondata di Coronavirus nel territorio nazionale ha preso una piega decisamente problematica. Di conseguenza, l’Ordine dei Medici richiede il lockdown per tutto il Paese. Oltre all’alto tasso di ricoveri e terapie intensive, il numero dei positivi non accenna a diminuire, ma aumenta col passare dei giorni.

La situazione più difficile da affrontare si riversa sugli ospedali, dove si riscontrano evidenti problemi di gestione delle terapie intensive e dei reparti appositi per queste situazioni. A causa della difficoltà riscontrata nella maggior parte delle strutture ospedaliere, gli organi competenti chiedono che si ricorra al lockdown totale.

A tal proposito, il presidente della Federazione nazionale dell’Ordine dei Medici, Filippo Anelli, ha pubblicato un post sulla pagina Facebook della Federazione che esprime quanto segue: “Lockdown totale, in tutto il Paese”.

Questo post sottolinea come la gestione dei casi di Coronavirus in Italia stia rischiando sempre più di divenire incontrollabile. Inoltre, il presidente Anelli ha fatto riferimento alla carenza di personale qualificato, fattore che impedisce alle strutture apposite di essere pienamente operative.

Un chiaro esempio di inefficacia delle strutture apposite è quello delle Usca, il cui servizio risulta inefficace e inadatto a gestire al meglio la situazione. Interventi simili sono di assoluta priorità, dato che si possono riscontrare 419.000 persone in isolamento domiciliare.

Coronavirus: i problemi relativi alle Usca

La situazione Coronavirus, ha messo in evidenza un difetto del sistema sanitario che prosegue imperterrito da parecchio tempo. Un caso eclatante è proprio quello relativo alle Usca, acronimo di “unità speciali di continuità assistenziale”. Le Usca consistono in squadre di medici adibite all’assistenza dei malati di Covid che non hanno necessità di essere ricoverati in ospedale, ma solamente di una diagnosi e delle cure previste. Essenzialmente, sono figure volte a sostenere i medici di famiglia, ai quali non può essere affidato tutto il peso specifico di una situazione simile.

A tal proposito, Filippo Anelli ha espresso quanto segue: “La gestione del territorio non può più essere affidata al singolo medico di famiglia: occorre rafforzare le micro equipe, investendo risorse per permettere l’assunzione di infermieri e di personale amministrativo di studio, che possano affiancare sin da ora il medico di Medicina Generale”.