Torrefazione caffè

Il decaffeinato divide come poche altre cose nel mondo del caffè. C’è chi lo snobba con sufficienza, convinto che sia solo un’imitazione sbiadita dell’espresso vero, e chi invece lo sceglie con consapevolezza, per gusto o necessità, senza rinunciare al piacere della tazzina. Ma cosa c’è davvero dentro un decaffeinato? E, soprattutto, cosa c’è dietro?

Tra miti duri a morire e verità poco conosciute, il caffè decaffeinato è spesso vittima di pregiudizi: si dice che non abbia sapore, che faccia comunque male, o che venga trattato con sostanze chimiche discutibili. Ma quanto di tutto questo è reale?

In questo articolo metteremo ordine tra informazioni e leggende, raccontando come si ottiene il decaffeinato, cosa è cambiato negli anni nei metodi di estrazione della caffeina e perché oggi non ha nulla da invidiare – aroma compreso – alla sua controparte “con”. Perché il vero confine non è tra caffè e deca, ma tra buono e mediocre. E un decaffeinato fatto bene, ve lo assicuriamo, può sorprendere anche il palato più scettico.

Decaffeinato: pregiudizi da sfatare e verità

Per anni è stato considerato il parente povero del vero espresso. Un ripiego, un’imitazione, quasi una concessione a chi “non può permettersi” la caffeina. E invece il caffè decaffeinato merita oggi un posto dignitoso sulla scena, forte di una qualità sempre più alta, di metodi di lavorazione evoluti e di una versatilità che lo rende adatto a più palati e a più momenti della giornata.

Ma partiamo dalle domande che tutti si pongono: è davvero meno buono? Fa male? È adatto a tutti? Per rispondere, occorre mettere da parte i pregiudizi e osservare da vicino cosa accade, oggi, a una miscela quando viene privata della sua componente più discussa: la caffeina.

Come si toglie la caffeina dal caffè: un processo delicato

Rimuovere la caffeina non è un’operazione banale, e nemmeno un processo “chimico” nel senso negativo con cui spesso viene raccontato. Esistono diversi metodi, e i più moderni sono assolutamente sicuri e rispettosi dell’aroma originale.

Tra i più utilizzati c’è il metodo ad acqua, che sfrutta l’osmosi e non impiega solventi chimici, oppure quello con anidride carbonica supercritica, che permette di estrarre la caffeina selettivamente, preservando quasi intatti gli oli aromatici. Anche il metodo classico con solventi, oggi rigidamente controllato, garantisce standard di sicurezza elevati e lascia residui trascurabili, spesso inferiori a quelli riscontrabili in molti alimenti di uso comune.

Il risultato? Un caffè che conserva le sue proprietà organolettiche principali, mantenendo corpo e complessità, pur con una percentuale di caffeina inferiore allo 0,1%.

Meno buono? Dipende dalla qualità, non dall’assenza di caffeina

Uno dei falsi miti più duri a morire è che il decaffeinato sia privo di gusto, piatto, inodore. In realtà, molto dipende dalla qualità della miscela di partenza e dalla cura con cui viene effettuata la tostatura.

Un Arabica ben lavorato conserva, anche da decaffeinato, la sua dolcezza e le sue note fruttate; un Robusta mantiene il corpo e la cremosità. A fare la differenza, come sempre, è l’approccio artigianale e l’esperienza del torrefattore. Quando queste due condizioni si incontrano, anche un caffè decaffeinato può regalare un’esperienza aromatica completa, in alcuni casi indistinguibile dal suo omologo “con”.

Fa male? No, e può essere una scelta sensata

Un’altra credenza da sfatare riguarda la salubrità. Il decaffeinato non solo non fa male, ma può essere una valida alternativa per chi è sensibile alla caffeina, soffre di gastrite, reflusso o insonnia.

La caffeina, se consumata in eccesso, può generare effetti indesiderati, soprattutto in soggetti predisposti: tachicardia, ansia, disturbi del sonno. Per questi consumatori – ma anche per chi semplicemente desidera gustare un caffè dopo cena senza compromettere il riposo – il decaffeinato rappresenta una scelta di equilibrio, non di rinuncia.

Un caffè per tutti, in ogni momento della giornata

Oggi il decaffeinato non è più la bevanda “di chi non può” ma quella “di chi sceglie”. Una tazzina al volo prima di dormire, un piacere condiviso con chi evita la caffeina per motivi medici o semplicemente una pausa in più senza contare i milligrammi: il deca è uno strumento in più nelle mani degli amanti del caffè.

Anche i bar e le caffetterie di qualità, un tempo restii, lo stanno riscoprendo e servendo con la stessa attenzione dedicata all’espresso classico. Merito anche della crescente domanda e dell’evoluzione delle tecnologie di estrazione.

In conclusione: non è il caffè senza, è un caffè diverso

Il vero errore è pensare che il decaffeinato sia “meno”. Meno buono, meno intenso, meno degno di attenzione. In realtà, è semplicemente un altro modo di vivere l’esperienza del caffè: più inclusivo, più versatile, più adatto a un consumo consapevole.

Come sempre, tutto dipende dalla qualità della materia prima e dal rispetto con cui viene trattata. E quando questi due elementi sono presenti, non serve la caffeina per ottenere un buon caffè. Serve solo tempo, passione, e il desiderio di superare i luoghi comuni.