Pensioni

La cosiddetta Quota 100 per le pensioni non è stata più rinnovata e si avvia a vivere il suo ultimo anno; la chiusura definitiva, infatti, è prevista per il 2022 restando attiva ancora per questo anno. La ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, ha parlato di una riforma delle pensioni entro giugno 2021.

Sul piatto non solo Quota 100, ma anche l’Ape sociale e Opzione donna; occorre, quindi, trovare una misura strutturale per superare le criticità della legge Fornero.

La Ministra pensa che entro giugno sarà possibile mettere d’accordo le parti interessate, Esecutivo, sindacati e lavoratori, strutturando un piano che possa garantire flessibilità anche dopo Quota 100.

Cosa accadrà dopo Quota 100?

Quota 100 era stata pensata come una fase di passaggio in attesa di poter applicare Quota 41, che prevedeva la possibilità di terminare l’attività lavorativa con 41 anni di contributi indipendentemente dall’età. Questo, però, si presenta come un intervento troppo oneroso per lo Stato e non ha ancora trovato applicazione.

L’alternativa è quella di tornare alla legge Fornero che, ricordiamo, prevedeva 42 anni e 10 mesi per gli uomini, o 41 anni e 10 mesi per le donne oppure 67 anni per la pensione di vecchiaia per tutti.

Una delle proposte più papabili è Quota 102, una misura che offrirebbe la possibilità di andare in pensione raggiungendo la Quota 102 sommando l’età anagrafica e gli anni contributivi. Il meccanismo è simile a Quota 100, ma con alcune differenze.

Ad esempio maturando 38 anni di contributi, il minimo individuato, sarebbe possibile andare in pensione a 64 anni, posticipando la possibilità offerta da Quota 100. Inoltre il sistema prevede un taglio che varia dal 2,5% al 3% che penalizza ogni anticipo richiesto rispetto ai 67 anni che rappresenta l’età pensionabile.

Novità della Legge di Bilancio

Tra le novità da considerare per la riforma delle pensioni troviamo anche Opzione donna, Ape sociale, Isopensione e contratti di part-time verticale. Per quanto riguarda Opzione donna si conferma la misura della pensione anticipata fino a fine 2021, ciò significa andare in pensione a 58 anni, 59 per le autonome, con 35 anni di contributi.

Il periodo per raggiungere i requisiti pensionistici è previsto in 12 mesi per lavoratrici dipendenti e 18 per le autonome. Per quanto riguarda l’Ape sociale, quell’indennità che permette, in date situazioni, di accedere alla pensione, ad esempio disoccupati a 63 anni, la Legge di Bilancio prevede una proroga fino al 31 dicembre 2021. L’indennità mensile è pari al trattamento di pensione erogato al momento della richiesta di accesso alla misura.

Contratti di part-time verticale

Si tratta di una novità introdotta dalla Legge di Bilancio e riguarda, soprattutto, i requisiti a fini pensionistici in particolar modo per periodi non lavorativi; nello stralcio di legge si evince: “Il periodo prestato con contratto di lavoro a tempo parziale sia da considerare per intero utile ai fini dell’acquisizione del diritto alla pensione, nei limiti previsti dall’applicazione del minimale retributivo previsto all’art. 7 comma 1 del dl 463/1983. In particolare, la norma dispone che il numero di settimane da assumere ai fini pensionistici si determina rapportando il totale della contribuzione annuale al minimale contributivo determinato ai sensi del suddetto articolo”.

Isopensione

Introdotta in forma sperimentale nel 2020 come forma di pensione anticipata, l’Isopensione viene prorogata anche nel 2021 ed estesa fino al 2023; è riservata alle aziende con più di 15 dipendenti, per accompagnare alla pensione i lavoratori più anziani tramite un accordo con i sindacati validato dall’Inps.

L’accordo riguarda i lavoratori che potranno raggiungere i requisiti minimi pensionistici, entro i 7 anni successivi, e l’impresa verserà un assegno corrispondente al trattamento di pensione maturato escludendo però la contribuzione correlata che il datore di lavoro versa per gli anni dello scivolo, quindi sarà un po’ inferiore rispetto a quello percepito raggiungendo la pensione vera e propria.

Esodati

La Legge di Bilancio ha previsto un trattamento anche per gli esodati dalla legge Fornero con la nona salvaguardia. Negli ultimi 9 anni sono stati considerati tutti quei lavoratori esclusi dal mondo del lavoro e che non potevano accedere alla pensione. La nona salvaguardia si occuperà dei 2.400 esodati restanti.

Contratto di espansione

Si tratta di un contratto per aziende con oltre 1.000 dipendenti, ora esteso anche ad aziende con 250 dipendenti, da stipulare in accordo coi sindacati per presentare un progetto di formazione e accedere al 30% di cassa integrazione straordinaria per 18 mesi. Inoltre è previsto lo scivolo per i lavoratori che arriveranno alla pensione nell’arco di 5 anni con il minimo di 20 anni contributivi.

La Legge di Bilancio ha previsto che possono accedere al contratto di espansione le aziende con almeno 250 dipendenti; le aziende con almeno 500 dipendenti che godranno dello scivolo per i lavoratori a 60 mesi dalla pensione, la Naspi coperta dallo Stato fino a due anni e accesso alla cassa integrazione fino al 30%.

Infine le imprese con almeno 1.000 dipendenti in cui per ogni 3 uscite vi è l’obbligo di assumere almeno un lavoratore, fino a ulteriori 12 mesi di sconto Naspi, e gli anni diventano 3.