Gioco d'azzardo

Il governo Gentiloni è al lavoro per arrivare a una serie di riforme. La più importante è la nuova legge elettorale, che dovrebbe portare gli italiani in cabina in primavera. Un altro settore però attende con impazienza un provvedimento in grado di mettere chiarezza alla propria situazione: il settore del gioco d’azzardo.

Nel campo del gambling finora ha vinto l’anarchia, almeno per quanto riguarda il discorso statale. Dallo Stato non sono arrivati provvedimenti definitivi per ridurre la spesa dei cittadini, lasciando di fatto la decisione agli enti locali. Qualcuno, come le province di Bolzano e Trento in Trentino Alto Adige, si è mosso subito per limitare il volume di gioco. Tassazione alta per gli esercenti delle slot machine, riduzione degli orari di gioco e controlli serrati per non favorire gli evasori. In altre zone i provvedimenti sono stati più tardivi: l’Emilia-Romagna affida l’iniziativa ai singoli comuni, la Lombardia ha constatato la situazione di pericolo senza ancora entrare in azione. La situazione peggiore si registra tuttavia in Campania e in Sardegna, dove nessuna provincia pare aver preso in mano iniziative degne di nota.

Il problema sottolineato da diversi comuni è proprio la mancanza di una legislazione uguale per le diverse città. Con il sistema il vigore i sindaci che decidono di applicare provvedimenti anti-slot non riducono il traffico provinciale, perché i giocatori affetti da ludopatia si spostano nei centri scommesse dei paesi limitrofi. In questo modo non si fa altro che aiutare le economie di altri esercenti, in una battaglia contro i mulini a vento. L’esempio del Trentino Alto Adige rimane isolato, aiutato da una realtà in fondo differente dal resto d’Italia. Sarebbe un problema per Roma rinunciare di colpo alle 21.000 slot machine presenti sul proprio territorio. L’obiettivo più realistico a cui sta lavorando il consiglio comunale è l’introduzione di un distanziometro, che accompagnato al divieto di pubblicità di aziende di gambling può ridurre (ma non fermare) il fenomeno della ludopatia.

Una delle difficoltà maggiori consiste nella mancanza di fondi per attuare un piano davvero efficace. Se ne è accorta la Puglia, che ha messo a bilancio circa 10.000€ per prevenzione e cura del GAP, ma cerca qualche finanziatore per poter applicare il decreto in modo più efficace. Creazione e mantenimento di strutture di soccorso richiedono un impegno economico che pochi comuni possono affrontare ad oggi.

A livello statale la situazione è ancora più complessa, con un intreccio etico-finanziario difficile da sciogliere. L’applicazione della Legge di Stabilità 2017 così come pensata durante il governo Renzi, ovvero con il taglio del 30% delle slot machine dal territorio nazionale, farebbe perdere alle casse dell’erario dai 3 miliardi di euro in su ogni anno. Un buco che lo Stato non si può permettere, soprattutto in questo periodo. Intanto la legge è passata prevedendo alcuni tagli al settore dell’ippica, senza però menzionare le slot machine. Il discorso sulle macchinette è rimandato a un futuro nemmeno tanto prossimo, probabilmente. Il timore di dover assistere a una prolungata divergenza tra leggi statali e comunali è forte e fondato. Al momento le priorità sembrano essere altre.