L’ottima notizia della concessione del patrocinio comunale al Pride di Treviso, che ospiterà la manifestazione per tutto il Veneto, è stata immediatamente inquinata dalle dichiarazioni del sindaco Giovanni Manildo, secondo il quale “Il corteo dovrà svolgersi però secondo i valori del rispetto, della sobrietà e della continenza dei modi di espressione, lontano quindi dall’utilizzo di provocazioni verbali e comportamenti irrispettosi che l’Amministrazione sarà chiamata a sanzionare”.

Viene da chiedersi – scrive in una nota stampa il segretario dell’associazione Radicale Certi Diritti – che cosa il Sindaco intenda per provocazioni e comportamenti irrispettosi, visto che non si sbilancia nella loro descrizione lasciandoli all’immaginazione dei più. Dovremmo allora prendere come metro per le provocazioni verbali le recenti dichiarazioni fatte dai senatori della Repubblica nella discussione sul DDL Cirinnà? Dovremmo prendere a confronto per i comportamenti irrispettosi i manifesti dei sostenitori dell’estrema destra che si fanno portabandiera di razzismo, omofobia e incitamento all’odio?

Le istituzioni hanno sicuramente il dovere di vigilare affinché la libertà di espressione non travalichi i limiti che sono sanciti per legge, ma allora perché concedere il patrocinio se si ha il timore che il Pride possa essere portatore di “provocazioni” o “comportamenti irrispettosi”? Il valore simbolico del patrocinio viene a questo punto depotenziato a quello di un tentativo non riuscito di sembrare più friendly verso la comunità LGBTI, un pinkwashing andato male.

Queste affermazioni ci riportano inoltre alla memoria altre parole di chi considera il Pride una carnevalata e di chi lo vorrebbe più sobrio affinché i diritti della comunità LGBTI siano più facilmente riconosciuti.

Ricordiamo al sindaco di Treviso che “i diritti umani e civili non possono e non devono in alcun modo essere subordinati al conformismo di ciò che è considerato culturalmente predominante. La loro forza è quella di tutelare e ricomprendere tutte le persone e non solo quelle che vengono considerate nella norma, altrimenti limitiamoci a parlare di privilegi” – conclude Yuri Guaiana, segretario dell’associazione Radicale Certi Diritti.