Holy Motors

Con Eva Mendes, Kylie Minogue, Michel Piccoli e Denis Lavant.

Holy MotorsHoly Motors, film di punta del Festival di Cannes 2012, arriva finalmente in Italia con un anno di ritardo e con la solita distribuzione “minimale”.

Carax è un regista un po’ particolare, schivo, non particolarmente prolifico dal punto di vista della produzione cinematografica, con otto film in attivo in 32 anni. Si potrebbe definire un regista “dormiente” che quando si risveglia sa regalare meravigliosi e unici gioielli cinematografici; ed è proprio dal suo risveglio, all’inizio del film, che è lo stesso regista ad aprirci la porta segreta del suo manifesto artistico.

Davanti a una platea con gli occhi chiusi, ecco che il film si focalizza su una bimba, su una casa, su un uomo che entra in una limousine e la sua autista che lo informa sugli appuntamenti di lavoro della giornata. E sarà proprio assistere alla giornata tipo di quest’uomo l’essenza del film.

Dentro la limousine costumi di scena, parrucche, trucchi, uno specchio da camerino. Oscar di volta in volta legge l’appuntamento e si trasforma: un’anziana mendicante, un killer, un padre di famiglia, monsieur Merde (personaggio chiave dell’episodio diretto da Carax del film Tokyo).

Si dipana da questo momento in poi una delirante, travolgente, surreale carrellata di situazioni, di episodi, di immagini disturbanti, dissonanti, divertenti o commoventi.
Carax mostra il suo cinema, la sua idea di cinema e la sua critica al cinema attuale. Mette al centro l’attore, il suo trasformismo, la sua capacità di calarsi di volta in volta in personaggi diversi e attraverso stili diversi e personaggi diversi dichiara il suo amore per l’ottava arte.

Ed è un amore puro, primordiale, quasi primitivo; una celebrazione delle origini, quasi un’ammissione del limite di non riuscire a condividere l’evoluzione ultima e recente, l’avvento del web, l’eccessiva virtualizzazione e computerizzazione (che genererebbe mostri) e chiede al suo pubblico un impegno, quello di aprire gli occhi, di non spegnere il cervello, di non vedere un film come solo un semplice passatempo, ma saper godere a trecentosessanta gradi di un’opera d’arte.

Certo è impegnativo, a volte disturbante, sicuramente elitario, ma è il suo cinema e al contempo condanna e piacere… quel piacere che, come dice lo stesso protagonista in un dialogo meraviglioso con Michel Piccoli, deriva dal voler andare avanti “per la bellezza del gesto”.

Holy MotorsÈ un film che va visto, a cui bisogna abbandonarsi anche con la sensazione di non averlo capito appieno, di goderne anche solo delle immagini, delle intuizioni, degli stravolgimenti oppure cedere al gioco citazionistico, alla caccia al tesoro di segnali, indizi, messaggi reconditi.
Sicuramente uno dei maggiori piaceri è assistere alla prova di recitazione di Denis Lavant, attore feticcio del regista da sempre, immensamente bravo nella sua capacità trasformista.
Splendidi i cameo di Eva Mendes (magnifica spalla di monsieur Merde) e Kylie Minogue (che è protagonista del momento “musical”, con una esibizione perfetta).

Non so se sia un film per tutti, probabilmente no; ma se si ha voglia di superare gli ostacoli dettati dal surrealismo, non si può che uscire dalla sala con tante meravigliose immagini e tante domande a cui cercare di dare risposta.

L’unico augurio è che Carax non si faccia attendere ancora così tanto. Il cinema ha bisogno di lui.

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