Con Jean-Pierre Bacri, Agathe Bonitzer, Arthur Dupont.

Quando meno te lo aspettiC’era una volta una principessa bella e ricca che sognava di incontrare il suo principe azzurro ad un ballo e una maga glielo confermò.
C’era una volta un cenerentolo timido, impacciato e balbuziente, che incontra per caso la sua principessa e a mezzanotte deve scappare e perde la scarpa.
C’era una volta una regina schiava del suo specchio e del botox, una fata madrina premurosa ma fragile e insicura, un padre apparentemente sicuro di sé e dotato di un certo cinismo, ma in realtà impaurito e schiavo di irrazionali paure.
E poi il lupo cattivo, l’amica confidente, il padre, l’amico, la matrigna, le sorellastre e l’ex marito della zia e poi… e poi…
E poi probabilmente in Quando meno te lo aspetti i personaggi sono tanti, troppi per permettere un corretto ed esaustivo evolvere di ogni figura e riuscire a non lasciare un amarissimo senso di incompletezza finale.

Chiariamo, Quando meno te lo aspetti, ultimo film della brava Agnès Jaoui – attrice e regista de Il gusto degli altri – ha una serie importante di intuizioni, immagini, dialoghi interessantissimi.
Attraverso il continuo parallelismo con le favole, una regia che strizza l’occhio al cinema di Resnais, la Jaoui sicuramente dimostra divertita attenzione e intelligente ironia sui rapporti umani, sul legame tra desiderio e realtà, tra sogno, aspirazione quasi infantile e il quotidiano, che non necessariamente è portatore di delusioni, semplicemente è diverso.
E il film diverte, appassiona nel gioco citazionistico non banale, nelle vicende di molti dei suoi personaggi – in primis quelli interpretati dalla stessa Jaoui e da un sempre bravissimo Jean-Pierre Bacri.

Quando meno te lo aspettiIl problema è fondamentalmente la sensazione finale di non essere stato completamente risolto, di aver concluso in maniera magari anche arguta, come messaggio, ma troppo frettolosa e che diverse situazioni e personaggi anche di rilievo siano stati trascurati o non approfonditi come ci si sarebbe aspettato.
Le tante intuizioni avrebbero potuto essere scremate in maniera tale da non dare allo spettatore la sensazione di una storia che gonfia come un fiume in piena, pronto a esondare, ma che si esaurisce in un rivolo nel giro di pochi minuti.

E stavolta il “vissero tutti felici e contenti” lascia davvero troppo amaro in bocca per riuscire a promuovere del tutto il film.

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