Django Reinhardt Minor Swing
Foto: Django Reinhardt / MusicRoom.com

Vi ricordate quel film ambientato in Francia in cui Johnny Depp, nel pieno della sua figaggine, suonava la chitarra e faceva venire l’acquolina in bocca (sia Johnny Depp, che il film)? No? Dai, quello con Juliette Binoche! Vi viene in mente qualcosa? Ancora no? Bene, perché tanto non volevo parlare del film, ma della canzone che Johnny Depp (o Johnny Dip o Johnny Daip, o come dir si voglia) suonava con la chitarra, nel pieno della sua figaggine, in quel film ambientato in Francia che parlava di cioccolato. Della canzone, Minor Swing e del suo compositore, Django Reinhardt.

Django Reinhardt: Minor Swing

Minor Swing è un brano gypsy jazz composto da Django assieme a Stéphane Grappelli, è stato inciso per la prima volta nel ‘37 ed è diventato così famoso da essere considerato uno standard jazz.

Uno standard, nel jazz, è un pezzo con una melodia nota e un’armonia facilmente riconoscibile, che viene utilizzato come base per le improvvisazioni. Per farla breve, uno standard jazz è un classico jazz. Quindi, se Aristotele non m’inganna, Minor Swing è un classico jazz.

Django Reinhardt: l’incidente alla mano

Django Reinhardt è nato in Belgio, il 23 gennaio del 1910, in una famiglia nomade di etnia sinti.

Ad appena 18 anni rimase ferito in un incendio, perdendo l’uso di due dita della mano sinistra: una tragedia, ancor più per un musicista con una carriera da banjoista già avviata. Nella sfiga, però, Django riuscì a guardare il lato positivo e quindi passò i molti mesi a riposo studiando una nuova tecnica per suonare la chitarra con due dita soltanto. Questa tecnica, unita ai ritmi gitani de “la pompe” (l’accompagnamento tipico manouche che consiste principalmente nello stoppare le corde sul secondo e quarto movimento) e alle improvvisazioni jazz, ha dato vita a un genere che ha reso Django un mito della musica, il gypsy jazz, appunto (detto anche jazz manouche). Ha inoltre reso la chitarra, fino ad allora mero strumento di accompagnamento o poco più, strumento solista vero e proprio, e per questo viene tuttora considerato uno dei chitarristi più influenti della storia della musica.

Django Reinhardt: morte

Negli anni ’50, con l’avvento degli amplificatori, aveva intrapreso una nuova strada musicale, avvicinandosi a quello che oggi conosciamo come bebop, ma il 16 maggio 1953 Django Reinhardt morì improvvisamente, a causa di un’emorragia cerebrale, e il mondo della musica rimase un po’ orfano.

Ma a sessant’anni dalla sua morte, oltre a Johnny Depp in Chocolat, chi altri suona il gypsy jazz? Cos’è rimasto di Django? In un mondo dominato dalle directioners, è difficile che un genere così “vecchio” trovi spazio, ma ancora qualche sfigato (!11!!!”!) che lo suona c’è. A parte le jazz band che, in tutto il mondo, omaggiano esplicitamente Django (e Nino Rota), potrei farvi il nome di ZAZ, la cantante francese diventata famosa qualche anno fa con Je Veux.

Ma l’influenza di Django non si ferma alla musica, infatti il suo nome è legato a una fortunata serie di film spaghetti western che ha avuto origine con Django di Sergio Corbucci (1966), il quale avrebbe scelto il titolo in onore proprio di Reinhardt.

Ecco, io avrei anche finito, ma se vi ho appassionato così tanto che volete saperne ancora di più, vi consiglio un bel documentario (in inglese) intitolato Django Reinhardt – Three Fingered Lightning e una playlist con più di 200 brani (e vediamo chi si stanca prima!).