INNUENDO, 1991

 

innuendo 1991 queenPoco dopo l’uscita di THE MIRACLE, i Queen tornarono in studio. Le condizioni e la malattia del loro frontman non potevano più essere ignorate: era iniziato per lui un declino inarrestabile che, incredibilmente, non limitò mai la sua voce – anzi, in INNUENDO sembra ancora più limpida! – né la sua forza di volontà.
Quindi la band si chiuse a riccio attorno a Freddie e, assieme a familiari e amici, cercò di proteggerlo, soprattutto dalla stampa scandalistica.

Diedero tutti il massimo e si sente subito, a partire da quel capolavoro che è Innuendo, nata da un’idea di Roger. Conosciutissima, immortale, dura circa sei minuti ed è composta di più parti, come ci si aspetta da un capolavoro dei Queen: inizia il rullante da solo, con un ostinato sullo stile di un bolero (ma in 4/4), e continua con lo stesso ritmo, trasformandosi in un hard rock. Nella parte centrale, continua il viaggio in Spagna, stavolta tra ballerini di flamenco e chitarre, ma un cambio di tempo improvviso ci porta al breve intermezzo, quasi lirico, in 3/4 e poi all’assolo heavy di Red Special che, infine, ritorna al tempo iniziale.
Ciliegina sulla torta di quest’opera maestosa, il testo – da leggere e analizzare nell’intimo della propria cameretta – e il video.

 Ah, mentre la registravano, un amico passò di lì a salutare e i Queen lo invitarono a fare alcuni take con loro. Fu così che, nel booklet, finì per esservi scritto: “On ‘Innuendo’ Additional Wandering Minstrel Spanish Guitar – somewhere in the middle – by Steve Howe”.
Diverse storie circondando il concepimento di I’m Going Sightly Mad e, in particolare, del suo testo. Una delle più quotate dice che, a casa di Freddie, misero dei biglietti in un recipiente e, ripescandoli in ordine sparso, crearono questo guazzabuglio di frasi senza senso.
Per quanto riguarda il video, direi che è interessante sapere che uno dei pinguini scagazzò sul divano, tra Roger e Freddie il quale, scandalizzato, esclamò: «Roger, what did you do?!» (vedi Making Of).

Headlong, ormai dovreste averlo capito, è di un genere che mi piace: un rock di quelli pesantini, come è anche The Hitman. Ma nessuna delle due è folgorante, così come I Can’t Live With You che, però, ha un testo più interessante. Agli antipodi troviamo, invece, Don’t Try So Hard che inizia col falsetto più toccante che Freddie abbia mai fatto. E… boh, volevo scrivere dell’altro, ma ascoltandola mi è andato in pappa il cervello. Sarà per la prossima, che è Ride The Wild Wind: considerata una sorta di seguito di I’m In Love With My Car, perché riguarda sempre le auto e le corse, ma musicalmente è tutt’altro.

All God’s People, lo riconoscerete subito, è un gospel in 6/8. Detta così potrebbe sembrare si stia parlando di Somebody To Love, e invece questo è stato scritto dodici anni dopo A DAY AT THE RACES, per BARCELONA – infatti, compare come autore Mike Moran, che ha registrato anche il pianoforte -, ma fu scartato, per questione di tempi.
These Are The Days Of Our Lives è una canzone, di per sé, forse, banale. Ma la collocazione in quest’album, con quel testo malinconico e nostalgico, accompagnata dall’ultima apparizione di Freddie in video… ha reso la canzone indelebile, nel cuore di ogni fan. Come potremmo mai dimenticare il viso (magro e pallido, malato) del Nostro adorato cantante che ci dice per l’ultima volta: “I love you”?

Delilah è una canzone che Freddie ha scritto per uno dei suoi gatti, dei quali era follemente innamorato – tanto che una delle sue frasi più famose è: «Mi piacerebbe moltissimo avere un bambino, sì. Ma preferirei prendere un altro gatto.» I miagolii che si sentono sono tutti prodotti dalla Red Special, accarezzata con amore dal suo padroncino, che da quella cara vecchia chitarra è riuscito a tirare fuori un Bijou, canzone Nr. 10 di INNUENDO, la cui particolarità è la struttura “al contrario”: le strofe sono strumentali e l’assolo centrale è cantato.
Nel tour con Paul Rodgers del 2008, Brian ha riproposto Bijou, con la voce registrata di Freddie (e giù pianti!), come introduzione alla sua Last Horizon.

L’album si conclude con The Show Must Go On non fu scritta da Freddie a mo’ di testamento, come molti credono. Fu composta da Brian, a partire da un’idea di Roger e John, pur ispirato dal momento, piuttosto drammatico, che l’amico e collega stava vivendo. A proposito di questo e della canzone, c’è un aneddoto piuttosto significativo: Brian, quando fece ascoltare la demo a Freddie, gli propose di abbassarla di qualche tono, dubitando che, nelle sue condizioni di salute, sarebbe riuscito ad affrontare le note più alte* della canzone – che lui stesso aveva dovuto cantare in falsetto –, ma Freddie, scolando un bicchiere di Vodka, rispose: «I’ll fuckin do it, darling!» e la registrò in un unico take.
Per il video furono utilizzate riprese vecchie, perché il frontman non era più in condizione di apparire in video, e qui ripropongo l’esibizione del Freddie Mercury Tribute, con Elton John (che canta, lui sì, qualche tono sotto l’originale).

* se ricordo bene, la nota più alta di The Show Must Go On è un Re5 o D5. Il numero indica l’ottava della nota, per capirci: prendete un pianoforte, cercate il do centrale e andate due ottave verso destra, quello è il Do5.